Ad avviare la carriera di Craig Semetko è stata una totale casualità, la spontaneità di un momento in cui, all’età di 39 anni, l’ex commediografo decide di acquistare una costosa macchina fotografica pur non avendo alcuna esperienza professionale nel campo della fotografia. Parola d’ordine del talk di domenica 29 aprile è stata, infatti, serendipity – talvolta tradotta in italiano con “serendipità” – un termine che indica la capacità – o la fortuna – di scoprire qualcosa per caso, e di esserne felici.
Semetko – semplicemente “a guy with a camera” – ne fa il suo mantra, e stila una serie di regole applicabili sia alla professione del fotografo che alla vita di tutti i giorni. Niente della sua carriera attuale, dalle pubblicazioni alle mostre con Henri Cartier-Bresson, è stato pianificato. “Onestamente non mi aspettavo nulla di tutto ciò”, sottolinea divertito il fotografo americano.

Ed è proprio il fatto di non avere un obbiettivo preciso in mente la regola d’oro della street photography. La combinazione vincente, secondo Semetko, è quella di lasciarsi trasportare dagli eventi e dalle persone che ci circondano, seguendo quattro semplici quanto efficaci step:

Anche nel caso di Alan Schaller, co-fondatore del collettivo Street Photography International, l’approccio al mondo della fotografia è stato tanto casuale quanto fortunato. Dopo aver imparato a suonare la chitarra da autodidatta, Schaller diventa autore di musica per la televisione. Tuttavia, non il lavoro a cui aspirava. “Avrei accettato qualsiasi impiego pur di tirare avanti. Ma non ero soddisfatto perché non mi occupavo della musica che mi piaceva davvero”.

Provvidenziale l’incontro fortuito con una ragazza che aveva una macchina fotografica. “Mi disse che faceva street photography. Lì per lì pensai fosse ridicolo, non afferravo il significato di quel tipo di fotografia”. Soltanto dopo aver assistito a una mostra di Cartier-Bresson, Schaller capisce il senso della fotografia di strada e inizia a sperimentare e a maturare il proprio stile. Una volta trasformata questa nuova passione in una professione a tempo pieno, il fotografo londinese si ripromette, imparando dagli errori commessi con la musica, di non cedere più a compromessi, bensì di perseguire ciò che lo appassiona restando fedele a se stesso. Si definisce semplicemente uno “street photographer in bianco e nero”, “ossessionato dalle fotografie che non mostrano il mondo così come lo vediamo“. Il consiglio che regala ai partecipanti alla conferenza è quello di “lavorare in maniera chiara e diretta. Un lavoro di qualità parlerà da sé“.
È possibile ammirare le opere dei due fotografi, rispettivamente le serie “Funny Business” e “Metropolis“, presso lo Spazio Edit di via Maroncelli 14, sede principale di Street Photography Milano.